La mia storia di giocatore patologico, è a grandi linee, come quella di molti altri giocatori, che come me, sono finiti nel baratro della dipendenza di questa subdola e infame malattia che ti colpisce quando meno te lo aspetti, facile da contrarre, ma difficilissima da curare.
Non voglio sembrare troppo drastico nell’usare termini come contrarre, curare, ma per me stesso, che l’ho vissuta in prima persona è una malattia a tutti gli effetti, che ti devasta sia mentalmente che fisicamente, riducendoti ad una sorta di automa senza più stimoli verso nulla, togliendoti il bello della vita.
Io mi chiamo “Stefano”, spero vogliate scusarmi, ma userò questo nome di fantasia, 41 anni, felicemente sposato, operaio in fabbrica, quindi la classica modesta vita di qualsiasi altra persona che potreste incontrare ogni giorno sul vostro cammino.
Ho deciso di raccontarvi la mia storia, sperando ovviamente di non tediarvi troppo, perché spero che possa essere di conforto, ma soprattutto di aiuto, per chi come me è, o è stato un giocatore patologico.
Tutto ebbe inizio , sfortunatamente, una ventina di anni fa all’incirca.
Ricordo tutto benissimo come se fosse ieri.
Non ero sposato, non dovevo rendere conto di niente a nessuno, avevo un lavoro molto diverso da quello attuale, ma che purtroppo, aveva a che fare in qualche modo con gli ambienti dei bar, delle tabaccherie, tutti locali dove era molto facile venire a contatto con questi aggeggi infernali chiamati slot machine. Conoscevo molto bene il mondo delle slot, sapevo quanto fosse pericoloso, avrei dovuto essere più accorto di altri, invece io, doppiamente stupido, ci sono finito dentro con tutti i vestiti, comprese le scarpe. Ma in quegli anni ero molto giovane, inesperto e vuoto di esperienze di vita, perché solo il vivere può riempire la nostra brocca, della conoscenza, della cultura e della consapevolezza che ci rende più accorti e attenti ai pericoli che la vita stessa ci può riservare.
Ad ogni modo andiamo avanti con la mia storia.
Iniziai a giocare, ad essere sempre più bramoso e smanioso, nei confronti del gioco, che all’epoca vedevo come modo migliore di fare soldi facili, attratto anche dal non sapere cosa le macchinette mi avrebbero riservato di volta in volta, Quei colori, quei suoni quelle luci, non le vedevo, né percepivo come un pericolo, ma solo come un innocuo passatempo da cui non dover prendere nessuna distanza, né tantomeno nessuna accortezza.
Ma come detto prima, non avevo nessuno a cui dover rendere conto, ero indipendente economicamente e questo, mi faceva sentire adulto e libero di fare ciò che maggiormente mi aggradava, senza rendermi minimamente conto che mi stavo infognando in qualcosa di pericoloso e molto più grande di me.
Dopo qualche anno cambiai lavoro ed entrai a lavorare in fabbrica, conobbi una ragazza, quella che ora è mia moglie, la mia vita andava avanti, il gioco era sempre parte delle mie giornate, lo vedevo come un amico che mi teneva compagnia quando non sapevo come impegnare il tempo.
Fino a quel momento, non ho mai avuto grossi problemi a gestire questa situazione, ma tutto iniziò a complicarsi dopo il mio matrimonio. Mia moglie, fino a quel momento, era rimasta sempre all’oscuro di questo mio problema, anche perché per me non era mai stato un problema, anzi era un normalissimo passatempo.
Ma quando si è sposati, le cose cambiano, arrivano le spese impreviste, l’affitto e tutti quei soldi che servono per le primarie esigenze di vita e di coppia e da quel momento sono iniziati i veri problemi legati alla mia malattia di giocatore patologico. Sposandoci, ci eravamo trasferiti di città per esigenze lavorative, ed io facendo i turni in fabbrica avevo molto tempo libero che, non sapendo come impegnare e sentendomi solo in una città nuova, impegnavo all’interno di quelle maledette sale slot e vlt. Ovviamente insieme al mio tempo se ne andavano anche molti soldi, soldi che avrei dovuto usare per le spese e le bollette e per le cose di coppia, ma che invece buttavo letteralmente dalla finestra giocando, giocando e ancora giocando.
Da lì in poi iniziarono i problemi seri, insieme alle bugie ed alle menzogne per non farmi scoprire da mia moglie, visto che non sapeva nulla del mio problema e visto che l’ammanco economico era tutt’altro che irrisorio. Iniziai a chiedere soldi a chiunque sapevo avrebbe potuto prestarmeli e di conseguenza salvarmi da quella situazione, ma sempre raccontando bugie, non importava a chi li chiedessi, amici o parenti, l’importante era trovarli e quindi raccontare un sacco di balle.
Fino a quando un bel giorno, sono stato costretto a rivelare tutto a mia moglie che ormai non credeva più a nulla di quello che raccontavo. La sua fiducia era ormai persa. La sua stima nei miei confronti andata, il mio matrimonio seriamente a rischio e, di tutto ciò, rimanevano solo i debiti da saldare, la mia sconfitta e delusione, ma come se non bastasse potevo solo dire grazie a me stesso, l’artefice di tutto.
Ero disperato, non sapevo dove sbattere la testa e non vi negò che molte volte brutti pensieri mi affollavano la mente, pensieri di come farla finita una volta per tutte, ma grazie a Dio optai per un’altra strada. Non sapendo a chi chiedere aiuto, andai dal mio medico, ammettendo, per la prima volta di avere un serio problema con il gioco e ammettendo quindi di essere un giocatore patologico a tutti gli effetti.
Mi indirizzò al SERT, l’unico posto che potevo permettermi di frequentare, visto che non potevo permettermi di pagare psicologi, perché i soldi li avevo sperperati nel gioco.
Finalmente vedevo una via di fuga al mio problema, anche se non vi nego che inizialmente ero molto scettico, perché ormai sfiduciato e solo, mai avrei pensato di poter guarire.
Inizò così il mio percorso di guarigione, tra sedute dallo psicologo ed esercizi per tenermi lontano dal gioco, ma anche fatto di ricadute e nuove sconfitte. Fino a quando, un bel giorno di tre anni fa circa, mi venne proposto il gruppo di supporto per giocatori patologici, gruppo che si era formato da non molto tempo, gestito da due splendide persone, due angeli direi.
E così decisi di provare anche il gruppo, così ogni quindici giorni ho iniziato a frequentarlo, a crederci, ma soprattutto a credere in me stesso. Quello che mi ha veramente salvato, posso affermare ad oggi con tutto me stesso, è stato questo meraviglioso progetto che è il gruppo.
Con loro, due splendide persone a gestirlo e con l’aiuto degli altri miei compagni e compagne di viaggio e sventura, sono riuscito a conoscermi meglio, a capire la mia malattia ed a curarmi e guarire,
Da quel momento la mia vita è cambiata in meglio, è stata tutta in discesa, è tornata a sorridermi e con tutto ciò è tornata di nuovo la fiducia di mia moglie e delle persone a cui tengo e a cui voglio bene. Sono ormai tre anni circa che non gioco più e che nemmeno ne sento il bisogno o lo stimolo e mi sento decisamente rinato e in pace con me stesso, senza più stress per le bugie, le menzogne e per quelle situazioni pietose che avevo creato.
Essere liberi dalla patologia del gioco, è per me un sogno che si è avverato, e spero vivamente che tutto continui in questa maniera, perché sono comunque consapevole di essere, da qualche parte nel profondo di me stesso un giocatore patologico, o perlomeno, di esserlo stato, ed abbassare la guardia sarebbe da stupidi e da arroganti ed io, con la consapevolezza oggi di me stesso, so di non esserlo e mai in futuro, vorrò incapparci nuovamente. Non ringrazierò mai abbastanza lo stupendo gruppo di supporto che tutt’ora frequento, ma soprattutto quelle splendide persone che gestiscono in maniera seria e professionale il gruppo, e che investono il loro tempo e la loro passione, donandoci consapevolezza, fiducia, stima e soprattutto una parte di loro stesse e del loro grande cuore.
Un ringraziamento enorme va soprattutto a mia moglie, che ha continuato a credere in me, a donarmi fiducia ed amore incondizionato pur non sapendo a cosa sarebbe andata incontro, durante il mio percorso di guarigione da questa subdola e vigliacca malattia-patologia.
Spero di esser stato di aiuto a molti che si trovano nella situazione in cui mi sono trovato io, ma voglio dire soprattutto a quelle persone di non abbandonare mai la speranza, perché con molta forza e volontà, e grazie anche all’aiuto di quelle splendide persone che credono in noi, si può guarire, gustando nuovamente il bello che la vita ci riserva ogni giorno.
Grazie di cuore a tutti.