“Rien ne va plus” è il seguito di “Fate il vostro gioco” ( uscito ad appena un mese di distanza), ultimo dei gialli di Antonio Manzini con protagonista il vicequestore Rocco Schiavone.
Rocco Schiavone sta avendo un grande successo anche in una serie televisiva dove il vicequestore è interpretato da Marco Giallini che ha saputo rendere realistico e affascinante un personaggio complicato come può essere uno poliziotto bravo ma un po’ corrotto.
Il tema dei romanzi, attorno a cui si costruisce la parte noir, ma anche la parte privata e individuale delle persone, è il mondo del gioco d’azzardo e le conseguenze sulle vite di ciascuno.
Manzini definisce la dipendenza da gioco d’azzardo: “La piega sbagliata che ha preso l’anima di una persona. Un’ossessione che si insinua attraverso la debolezza, si nutre di povertà senza sanarla mai. Perché non si vince a questo tipo di gioco. Ma forse si può smettere di perdere.”
Lo scenario di questi romanzi è il Casinò di Saint Vincent, luogo dove si concentrano “tossici” del gioco d’azzardo e riciclatori di denaro sporco.
La ludopatia, vista come una vera e propria malattia, l’azzardo istituzionale (il casinò è pubblico), il riciclaggio, disperati strozzati dai debiti, affaristi e lucratori del gioco sono elementi noti.
Manzini li mette in scena bene.
Così come mette bene in evidenza le trappole che possono scattare anche per un poliziotto esperto in cerca di adrenalina al tavolo da poker e il duro e inesorabile sgretolarsi delle relazioni, degli affetti o del lavoro per chi è già vittima del gioco.
Manzini racconta come gli sia venuta l’idea per questa ambientazione:
“Da grande frequentatore della Valle d’Aosta (amo sciare), ho conosciuto un croupier, Domenico Macrì, che aveva racconti fantastici…
Il casinò di Saint Vincent è lì, piantato nel mezzo della Valle e ci si passa sempre davanti. E’ un totem, una presenza inquietante e ineludibile e prima o poi dovevo parlarne. Lo spunto nasce dall’osservazione della realtà, dall’alto tasso di ludopatici in valle. … Detesto roulette e affini, nonostante capisca la ludopatia: per un anno sono stato travolto da uno schifoso videogioco online, World of Warcraft. Ci passavo giornate intere”
In un’intervista Manzini spiega quale idea si sia fatto, attraverso le sue ricerche per scrivere i libri, su quale possa essere la causa di questa patologia: perché, per esempio, Rocco Schiavone è immune da questo demone e Italo Pierron no?
“Anche qui le cause scatenanti sono tante. Si può giocare per noia, per disperazione, per paura e schifo della propria esistenza. La scommessa, il salto nel vuoto, credo sia una specie di vertigine. Provarla poi deve essere spaventoso. Non è distante da altre dipendenze, siano alcol droghe sesso o lavoro. Italo ha cominciato per noia e disperazione, non ha niente nella vita, famiglia, amore, un lavoro che gli piace. Credo ci sia caduto proprio per il piattume dei suoi giorni. Rocco ha altre dipendenze.”
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