L’emergenza sanitaria mondiale del marzo 2020 causata dal COVID-19, con i conseguenti DPCM del Governo e le direttive dell’ADM,  ha bloccato le slot machines e i monitor che trasmettono estrazioni ed eventi sui quali è possibile scommettere e ha sospeso tutta la raccolta di gioco presso le tabaccherie e gli esercizi per i quali non vige l’obbligo di chiusura nonché delle scommesse sportive e non, comprese quelle simulate. Una chiusura senza precedenti, anche se, per inciso rimangono consentiti i “Gratta e Vinci” e, naturalmente, il gioco d’azzardo online. La preoccupazione di chi lavora nell’ambito della cura della dipendenza da gioco d’azzardo e di chi consapevolmente o meno ne è portatore, è stata tanta. Si ipotizzava che l’impossibilità di giocare d’azzardo per una persona con un disturbo specifico causasse un aumento del carving e dei livelli di stress, inquietudine e aggressività, il tutto in una situazione di costrizione quotidiana sia fisica che relazionale. Abbiamo assistito invece ad un fenomeno inverso.

Lo sottolinea una ricerca condotta dall’Iss in collaborazione con le università di Milano e Pavia, l’Istituto Negri e l’ISPRO. Le analisi emerse hanno riguardato le abitudini di gioco di un campione di italiani di età compresa tra i 18 e i 74 anni durante il primo lockdown, messe a confronto con quelle precedenti la pandemia e con la successiva fase di restrizioni parziali (secondo lockdown di fine 2020). La pratica di gioco dal 16,3% del periodo prepandemico è scesa durante il lockdown al 9,7% per poi risalire al 18% nel periodo di restrizioni parziali. Parliamo del secondo lockdown dove nelle sale restano accese le slot e Vlt, si possono comprare Gratta e Vinci o puntare sulle lotterie in bar e tabaccai con l’unico limite orario delle 18 (coprifuoco commerciale). Per quanto riguarda il gioco online, si è passati dal 10% del periodo prepandemico all’8% del lockdown, con un’impennata pari al 13% nel successivo periodo di restrizioni parziali.

Tra gli altri risultati dello studio emerge che il tempo medio dedicato al gioco è aumentato di quasi un’ora tra i giocatori abituali e che una piccolissima percentuale di popolazione dichiara di aver cominciato a giocare per la prima volta proprio durante il lockdown; questo è accaduto più frequentemente ai giovani, ai fumatori, ai consumatori di cannabis e a chi aveva un consumo rischioso di alcol. Anche l’uso di psicofarmaci, la bassa qualità della vita, le problematiche economiche, la depressione e l’ansia risultano significativamente correlate ad un aumento dell’attività di gioco. La forte relazione tra fragilità e situazioni di disagio emotivo e comportamenti di dipendenza è nota e comprovata.

Dalla ricerca emerge un’altra considerazione importante, anch’essa nota agli esperti della prevenzione e della cura del gioco patologico: le restrizioni che limitano o vietano l’accesso all’attività di gioco incidono in maniera positiva sul contenimento della patologia.

Da questo punto di vista, oltre alle ricerche più rigorose, vogliamo fare riferimento anche ai racconti e alle testimonianze dei pazienti giocatori riportati nei tanti servizi di cura. La maggior parte di loro riferiscono di aver vissuto il lockdown come una tregua, una sorta di disintossicazione, come un periodo in comunità di recupero; parecchi soldi sono stati risparmiati, il tempo è stato dedicato ad altro, alcuni hanno auspicato che le slot machines non venissero più riaccese. Di riflesso lo stress è diminuito anche per i familiari dei giocatori con un conseguente aumento della qualità della vita in termini di relazione, di finanze, di speranza verso il futuro.

Va ricordato che tra i giocatori conosciuti ai servizi di cura pochissimi sono stati quelli che si sono spostati verso il gioco online laddove non era già una consueta pratica di gioco. E viene sfatato anche un altro cavallo di battaglia delle lobby dell’azzardo. Nessuno ha dichiarato di essersi spostato sull’azzardo illegale. Questo a differenza dei tossicodipendenti che, durante il lockdown, non hanno riferito di aver avuto particolari problemi a reperire e far uso di sostanze illegali.