La legge piemontese 9/2016 che norma l’azzardo, al momento, resta in vigore con le stesse modalità che l’hanno caratterizzata dalla sua approvazione.
Qualche settimana fa la maggioranza di centrodestra del Consiglio Regionale aveva presentato in aula alcune modifiche alla legge n.9/2016; la “Legge Leone” (così chiamata dal nome del primo firmatario, il consigliere leghista Claudio Leone) si proponeva di abolire il cosiddetto “distanziometro”: il divieto di avere slot machine in locali che si trovino a meno di 500 metri dai luoghi sensibili (bancomat, scuole, ospedali o stazioni).
La proposta della Giunta della Regione, presieduta dal Governatore Cirio è stata, però, sospesa il 22 aprile scorso ma, nelle prossime settimane, verrà presentato un Ddl sullo stesso tema. Un cambio di strategia, dunque e non una rinuncia ad un provvedimento che, come dice lo stesso Leone “è voluto con forza, non è né accantonato, né ritirato, né tantomeno bocciato”.
L’obiettivo, espresso dalla Lega, è tutelare i lavoratori del comparto dell’azzardo che protestano per quei 2500 posti di lavoro che considerano a rischio, in seguito alla contrazione delle occasioni di gioco, benchè i dati segnalino un saldo occupazionale nelle tabaccherie, dal 2016 al 2020, positivo e nelle sale da gioco e scommesse la perdita di 52 posti di lavoro in 4 anni e non il paventato crollo del settore.
Un’altra questione relativa alla legge 9/2016 è la scadenza, prevista per il prossimo 21 maggio, del periodo di transizione dato agli esercenti delle slot machine per adeguarsi alle normative e ricollocare in spazi fisici diversi le loro attività. Gli apparecchi da gioco, a prescindere dalla data di apertura della sala o del locale che li ospita, potranno funzionare solo se collocati ad una distanza non inferiore a 500 metri dai luoghi sensibili, ovvero in spazi periferici rispetto ai centri cittadini.
Il mancato rispetto della legge comporta una “sanzione amministrativa pecuniaria da euro 2.000 a euro 6.000 per ogni apparecchio per il gioco di cui all’articolo 110, commi 6 e 7 del r.d. 773/1931, nonché (…) la chiusura del medesimo mediante sigilli”.
Ad oggi, questi locali sono comunque chiusi per via delle norme anti-covid e lo resteranno fino al 1° luglio; il centrodestra conta, entro quella data, di ottenere una proroga che posticipi di due anni questa scadenza, concedendo più tempo alle sale giochi che non siano ancora in regola.
Nelle prossime settimane, quindi, conosceremo gli sviluppi anche su questo punto di una legge molto discussa, nonostante i notevoli vantaggi che ha permesso di rilevare sul fronte della salute degli italiani. In base ai dati in possesso dell’Osservatorio regionale sulle dipendenze già dal 2018 «la platea dei giocatori è del 10% in meno rispetto alla media nazionale e quelli a rischio sono la metà che nel resto d’Italia».
Per Paolo Jarre, direttore del dipartimento di patologia delle dipendenze dell’Asl Torino 3 “la legge, senza proibire alcunchè, regola in modo ragionevole l’offerta di gioco. (…) Manometterla si configurerebbe come una sorta di “attentato alla salute pubblica”, significherebbe di nuovo un proliferare di apparecchi di gioco e una inevitabile e inesorabile nuova crescita di un fenomeno che una legge attenta ed efficace aveva grandemente contribuito a contenere”.
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