Menzogna – “…Alterazione, negazione od occultamento consapevole e intenzionale della verità. Per la teologia cattolica consiste nel parlare o agire contro la verità per indurre in errore.”.
Bugia – ”…falsa affermazione, fatta intenzionalmente per trarre altri in errore, o per nascondere una propria colpa, per esaltare sé stesso, o anche per celia …; è parola più familiare di menzogna e indica in genere mancanza meno grave…”.
(Definizioni tratte dal sito dell’enciclopedia e del vocabolario Treccani).
Le bugie possono essere agite e/o subìte e, generalmente, fanno male. La bugia nasce da situazioni personali difficili e diventa un modo di essere e di proporsi, che avrà notevoli ripercussioni nella gestione della vita e delle relazioni.
Si può mentire agli altri e si può mentire a sé stessi.
Sono atteggiamenti che intaccano la fiducia e, spesso, scatenano vergogna.
Rappresentano, quindi, una tematica complessa, che mette in campo le difese di tutte le parti coinvolte dalla menzogna e che, nell’ambito delle relazioni, rischiano di diventare un segreto.
Martedì 5 ottobre 2021 tale argomento è stato oggetto di un evento formativo rivolto ad operatori che si occupano di pazienti affetti da disturbo da gioco d’azzardo e dei loro familiari, organizzato dall’Associazione AND-Azzardo e Nuove Dipendenze.
I docenti intervenuti sono: Maurizio Avanzi (Responsabile per la cura del Disturbo da Gioco d’Azzardo Dipartimento di Salute Mentale e Dipendenze Patologiche AUSL di Piacenza), Alessandra Bassi (Counselor Sistemico-Relazionale, lavora con le équipe, i singoli, le coppie, le famiglie, i gruppi, gli enti privati e pubblici; dal 2007 si occupa di gioco d’azzardo problematico nell’ambito della prevenzione e dal 2012 in quello del supporto ai familiari dei giocatori d’azzardo patologici), Daniela Capitanucci (Psicologa Psicoterapeuta, formatrice, socio fondatore, responsabile scientifico e presidente onorario dell’Associazione AND-Azzardo e Nuove Dipendenze), Anna Colombo (Assistente Sociale Ser.T. Parabiago ASST Ovest Milanese, formatrice, socio dell’associazione AND-Azzardo e Nuove Dipendenze), Roberta Smaniotto (Psicologa Psicoterapeuta, Presidente AND-Azzardo e Nuove Dipendenze, svolge attività clinica sul disturbo da gioco d’azzardo con giocatori e loro familiari dal 2005, oltre che attività formativa e progetti preventivi).
Le interessanti relazioni hanno fornito molti stimoli, di cui riportiamo alcuni aspetti.
Si parla di menzogna nel Disturbo da Gioco d’Azzardo (DGA) perché è uno degli elementi di diagnosi di DGA (DSM 5, LIE – BET Questionnaire) e rappresenta, per i professionisti del settore, un potente strumento di lavoro clinico all’interno di un percorso basato su un approccio multidimensionale e multiprofessionale.
E’ statisticamente raro che chi mente non abbia difficoltà con il Gioco d’Azzardo.
Quale relazione esiste tra smettere di giocare e smettere di mentire? Chi non riesce a smettere di mentire riuscirà a smettere di giocare d’azzardo?
Queste due domande sollecitano importanti riflessioni sul tema della menzogna e stimolano pensieri e reazioni in tutti gli attori coinvolti nelle diverse situazioni di gioco patologico: i giocatori, i familiari e gli operatori.
Nel giocatore, la spinta a mentire è un elemento distintivo e fortemente radicato, si intreccia inevitabilmente con il suo approccio alla vita, alimentando la patologia ed ostacolando, quindi, la risoluzione del problema alla sua origine.
Le motivazioni alle bugie possono essere diverse: omettere, negare, minimizzare, litigare, fare sentire in colpa, cambiare argomento, generare ambiguità, raccontare il falso, mentire a sé stessi…
I relatori, attraverso le esperienze di gruppi con giocatori, hanno evidenziato le 10 menzogne più comuni:
- non ho un problema di gioco d’azzardo
- posso smettere quando voglio
- il mio gioco d’azzardo non danneggia nessuno
- non sono andato a giocare d’azzardo
- gioco d’azzardo in modo controllato
- non ho toccato i nostri averi
- non crederai mai a quello che mi è accaduto…
- un mio amico è nei guai e ha bisogno di soldi
- puoi avere fiducia in me
- non giocherò mai più.
Tali dinamiche si ripercuotono non solo sul benessere del paziente, ma anche, e soprattutto, sui familiari, che si ritrovano costantemente a vivere una condizione di disorientamento, sconforto, tradimento e perdita di fiducia nell’altro. I rapporti che si instaurano, spesso, manifestano sofferenze e ferite che, ancora a distanza di anni, lasceranno cicatrici non totalmente rimarginabili.
Nel lavoro clinico con i giocatori, dalla fase di valutazione a quella del trattamento, è, pertanto, indispensabile definire contratti terapeutici che includano la gestione della menzogna, al pari della gestione del denaro. E’ necessario accogliere le bugie, affinché il paziente ne acquisisca consapevolezza e attivi un’approfondita riflessione sulle modalità e sui significati, in modo che le stesse non rappresentino più un ostacolo alla cura. Utilizzando tecniche e strategie specifiche, il paziente può modificare il proprio comportamento ed apprendere l’importanza di porsi in un atteggiamento sincero e di fronteggiamento reale del problema gioco, senza più nascondersi dietro ad alibi e modi ingannevoli per gli altri, ma soprattutto per sé stesso.
Il punto di partenza del cambiamento è rappresentato dallo svelare la menzogna, quindi, procedendo con questa modalità terapeutica, si dovrebbe stimolare e favorire un cammino verso il raggiungimento di un maggiore senso di responsabilità, presupposto per l’affrancamento dal gioco d’azzardo.
Link utili:
Libro: Pinocchio e noi. Come affrontare le menzogne del gioco d’azzardo.