Ciao, sono Roberta giocatrice compulsiva.

La mia testimonianza potrebbe essere talmente lunga che vi terrei qui per un’ora piena, ma cercherò di manifestare i punti più importanti, quelli legati alle mie dipendenze, quelli che mi hanno, prima ferito ed influenzato e poi, indotta a vivere una intera esistenza condita di rabbia, collera, dipendenze, e ricerca continua di una “banale” normalità.

Tutto ha inizio da quando avevo 6 anni, quando i miei genitori si sono separati.

Ricordo benissimo di aver avuto un’amore folle e morboso per mia madre, un sentimento che non veniva corrisposto, per freddezza naturale di lei che, oltre a non darmi il sostegno tipico di un genitore, era spesso assente per lavoro o per stare con il suo nuovo compagno.

A causa della mancanza di sentimenti che si respirava nella mia vita, mi sono ritrovata a fare da subito scelte incivili, soprattutto in considerazione che ero una bambina.

Andavo a scuola dalle suore e non rispettavo le regole, rubavo, confessavo i miei furti ed ovviamente le conseguenze erano sgridate e botte.

Vissi con mia madre per un breve periodo, insieme al suo nuovo compagno, ma per entrambi ero una bambina ingovernabile, ero ingestibile, tra il non ascoltare ed infiniti capricci, ed anche in questo caso erano botte e sgridate, fino a quando si decise che era meglio andare a vivere con mio padre… scelta che non ho mai perdonato a mia madre.

Crescevo, e mi sono trovata alle scuole medie che ero una ragazzina dove sprigionavo rabbia ed indifferenza per tutto e per tutti, al posto del sangue avevo il veleno, rancore e dispiacere erano le parole che meglio possono sintetizzare l’inizio della mia gioventù.

Vendetta, si volevo vendicarmi di tutte le mancanze avute dai miei genitori, dall’abbandono di mia madre, dalla mancanza di educazione, dal non farmi capire la differenza tra bene e male, dalle botte subite e violenze fisiche che preferisco non approfondire.

Fu proprio una violenza fisica subita che sconvolse la mia esistenza e che ruppe qualsiasi forma di logicità tra l’essere ragazzina e vivere una giovinezza di serenità.

Così iniziai a falsare la mia vita facendo uso di eroina, scappando di casa ed andando a vivere allo sbaraglio più totale.

Non avevo un’assenza totale di mio padre, lui mi cercava, mi aiutava economicamente, mi spronava per ritornare a casa, ma il bisogno di drogarmi mi spingeva a scappare nuovamente per cercare una dose per tranquillizzarmi, ho girato tutta l’Italia e vissuto episodi che rabbrividisco solo a pensarci. All’età di 19 anni ero talmente schifata e distrutta dalla mia esistenza che, con il supporto di mio padre, entrai in una comunità per tossici-dipendenti, per provare a guarire dalla mia dipendenza e per iniziare un percorso di vita normale.

L’esperienza durò solo 4 mesi; non capivo nulla e talmente stordita dall’eroina che decisi di scappare insieme a delle mie amiche per cercare una dose…mi ritrovai a vagare per 15 giorni fino a quando tornai a casa da mio padre.

Nuovamente, stimolata da mio padre, decisi di ritornare in comunità, e ci restai per tre anni.

In quella finestra di tempo vissuta in comunità imparai a conoscere meglio me stessa, tra pianti e sorrisi cominciai a vivere una vita dal sapore dolce e profumato, ero forse felice.

Finita l’esperienza della comunità, avevo 23 anni, avevo imparato tante cose grazie agli assistenti ed al continuo sostegno di mio padre, ma sulle mie spalle pesava sempre l’esistenza di una vita difficile, incomprensibile, dolorosa, amara, triste, fatta di domande senza risposte, di sguardi allo specchio senza capire chi ero e cosa volevo, scavavo dentro me stessa ma non trovavo solo domande e preghiere per avere una risposta… almeno una sola risposta. Convivevo accanto ad un dolore.

La comunità mi ha aiutata ad uscire dal tunnel della droga e dall’età di 23 anni non faccio più uso di stupefacenti. La mia vita prende un cammino all’apparenza normale, indosso sempre una maschera per nascondere la mia rabbia, per tenerla a bada… inizio a studiare e prendo il diploma di

Operatrice Socio Sanitaria, trovo un lavoro, un compagno (anche lui ex tossicodipendente) e mi creo una famiglia diventando madre di due bambini.

Seppur lavoravo e crescevo le mie due figlie, inconsapevolmente mi avvicinai alla dipendenza da slot machine, infatti il mio compagno, il padre delle mie due bambine, andava a giocare alle slot machine, io gli stavo accanto e cominciai ad affascinarmi delle loro luci e dei suoni, delle piccole vincite…

Dopo sei anni di convivenza decisi di lasciare il mio compagno, la convivenza non era quella che speravo, convivevo con due anime, una era quella del mio compagno, l’altra era quella oscura che mi tormentava sempre, costantemente in tutti i giorni della mia vita. La separazione mi portò ad abusare del cibo e raggiunsi un peso spropositato…la mia quotidianità era sempre costellata di domande, mi guardavo sempre allo specchio, tramite i miei occhi mi cercavo nel profondo della mia esistenza, parlavo con quella Rita arrabbiata e mai contenta…ma non riuscivo mai a darmi una risposta concreta che mi aiutasse a svoltare.

Un’operazione ed una sana alimentazione mi portarono a migliorarmi, ma non mi bastava, avere della normalità non mi piaceva, dovevo per forza trasgredire così, il passo verso la dipendenza da slot machine fu veramente breve. Mi trovai a spendere soldi senza nessuna forma di controllo, iniziai a fare debiti, a non pagare gli affitti e subire sfratti.

Qualche anno fa conosco l’uomo che è il mio attuale compagno, e con il quale divento nuovamente mamma di un bambino. Lui è un alcolista, quindi immaginate la convivenza tra una giocatrice compulsiva ed un alcolista, scintille e discussioni, litigi e soldi che mancano sempre, ma c’è stato anche il periodo bello fatto di passione e amore…

Gioco e debiti, l’oscurità profonda che regna dentro di me, il mio carattere vendicativo, le mie debolezze, la paura di perdere tutte le persone che mi stanno accanto… tutti questi dettagli mi hanno fatto pensare anche al suicidio, ma ci vuole coraggio, molto coraggio, e poi sono molto credente e questo mi ha aiutata a pensare che una luce in fondo al tunnel ci deve essere, anche per me…

Così verso la fine di ottobre del 2021, consapevole dell’esistenza di vari gruppi di auto aiuto, come per il sesso, per la droga o per l’alcool, sapevo di trovare anche quello per i giocatori compulsivi. Il 3 novembre 2021 inizio un percorso completamente nuovo, entro nel gruppo di “giocatori anonimi” qui di corso Unione Sovietica e con mio grande stupore, sono arrivata ad oggi 3 maggio 2022, con 6 mesi di sobrietà totale dal gioco d’azzardo compulsivo. Il presenziare costantemente alle riunioni, leggere il libro dei dodici passi, ascoltare le testimonianze, potersi raccontare e sfogare, mi da l’opportunità di tenermi lontano dal gioco in ogni sua forma. Giocatori anonimi, questo gruppo del martedì sera, rappresenta per me una seconda famiglia, dove raccontarsi senza pregiudizi con uomini e donne che hanno il mio stesso problema, mi sta rendendo forte e consapevole che la luce che cerco in fondo al tunnel non è un miraggio, ma una certezza, essa c’è e sono sicura di essere sul percorso giusto per raggiungerla. Non sarà un percorso facile, ma le testimonianze di coloro che hanno sobrietà di 5, 8, 10 e più anni, sono la certezza che l’obbiettivo non è impossibile. Grazie alla loro costanza, nell’essere ancora qui a raccontarsi dopo tanti anni di sobrietà, evidenzia che il giocatore compulsivo può anche diventare un guaritore, un medico, un amico che ti tende la mano e ti porta verso la salvezza.

Link utili:

giocatorianonimi.org