I servizi di cura della dipendenza da gioco d’azzardo sempre più si trovano a confrontarsi sulle specificità di genere correlate a questo comportamento di addiction. Più di un terzo della popolazione di giocatori in italia è infatti costituito da donne. Ad oggi sono ancora pochi gli studi scientifici sull’azzardo femminile e il fenomeno è indubbiamente sommerso ma l’incremento significativo dei numeri provenienti dagli osservatori sul gap consente uno sguardo più approfondito sulle caratteristiche delle donne giocatrici e di delinearne un profilo. Le donne giocatrici prediligono giochi di fortuna senza elevati livelli di concentrazione (slot machines, bingo, gratta e vinci), giochi veloci e altamente additivi che permettono un accesso continuo, facile, con piccole e ricorrenti vincite. In aumento sono anche le iscrizioni di giocatrici su siti di gioco online. Sono coniugate, con un livello d’istruzione medio e con un’autonomia economica. Nel 50% delle giocatrici la dipendenza compare tardi nella loro vita, mediamente verso i 40-59 anni, diventa rapidamente esasperata, più veloce però è la richiesta di aiuto ai servizi dove giungono spesso da sole. Rispetto alla popolazione maschile infatti le donne hanno più difficoltà a superare le barriere della vergogna e della stigmatizzazione sociale e sembrano prive di un sostegno familiare. Per le donne il gioco non è inteso come sfida o eccitazione, non vantano le vincite, piuttosto ricercano luoghi di gioco che tutelano la riservatezza. Alla base della dipendenza da gioco ci sono sempre cause sociali e soprattutto psicologiche. La solitudine, un lutto, l’età che avanza, il pensionamento, il bisogno di un’identità fuori dalla famiglia ma anche la fatica di essere una perfetta madre, moglie e donna in carriera, il sogno di risollevare le sorti economiche della famiglia, la fuga dalle incombenze quotidiane o da una depressione non riconosciuta… Questi gli eventi scatenanti che caratterizzano le storie delle donne giocatrici e che segnano il passaggio dal gioco sociale a quello problematico. Un’analisi più approfondita meriterebbe il complesso legame che sembra esserci fra gioco femminile e violenza perché spesso le giocatrici hanno alle spalle una storia di violenza fisica e psicologica familiare per cui il gioco viene vissuto come un modo per risarcire se stesse e vendicarsi dei danni subiti.