Il giorno 5 aprile presso lo spazio Incontri della Fondazione CRC di Cuneo, si è tenuta una formazione rivolta principalmente all’ordine dei giornalisti dal titolo “AZZARDO E COMUNICAZIONE: il rapporto tra dipendenza (da gioco d’azzardo) e l’indipendenza (nell’informazione).
Il pomeriggio si è aperto con i saluti del dottor Giandomenico Genta, presidente della Fondazione che ha dato il via alle varie relazioni. Dopo una breve introduzione della Dottoressa Manuela Ferrero su cos’è il progetto “Punta su di te 2.0”, la giornalista Cristina Mazzariello ci ha introdotto nel vivo della tematica ovvero come riuscire a dare informazioni sul gioco d’azzardo in modo diverso e più veritiero, in primis chiedendosi in che modo vengono veicolati i messaggi a riguardo per esempio quando si scrive di una vincita importante ottenuta grazie al gioco d’azzardo, portando diverse immagini esplicative e citando il Testo Unico dei doveri del giornalista. L’idea provocatoria è stata quella di riuscire a trovare un nuovo modo di scrivere, provare a fare attenzione a come si comunicano le notizie e a cosa viene comunicato sul gioco d’azzardo, ad esempio tanto risalto alle poche “super vincite” e mai le innumerevoli perdite o il volume di gioco in generale.
La Mazzariello, ha citato anche il pacchetto Dignità che comprende delle restrizioni sul gioco d’azzardo, facendo notare che questo potrebbe giovare all’attuale legge regionale del Piemonte e anche all’obiettivo dei giornalisti di dare meno risalto alle vincite di grandi somme, in quanto da luglio ogni pubblicità sul gioco d’azzardo sarà vietata per legge.
A seguire l’intervento della dottoressa Nadia Ferrero, Direttore del Dipartimento Dipendenze Asl CN1 e del dottor Giuseppe Sacchetto, Direttore del Dipartimento Dipendenze Asl CN2, i quali hanno illustrato il quadro epidemiologico del fenomeno del gioco d’azzardo patologico, fornendo una panoramica nazionale e regionale di target e di consumo e parlato della malattia del gioco d’azzardo, elencandone i sintomi specifici e le motivazioni del perché il gioco d’azzardo può creare dipendenza. È stato interessante capire come la patologia possa produrre cambiamenti a livello neurobiologico e da qui la successiva riflessione proposta dal dottor Sacchetto di come una qualche notizia/informazione riguardante il gioco d’azzardo per la maggior parte di volte, non viene data a “cervelli” che funzionano tutti allo stesso modo e quindi le persone più vulnerabili, tenderanno a recepire l’informazione in maniera distorta dalla realtà. Per tale motivo, quindi, sarebbe opportuno provare a dare informazioni meno sensazionalistiche ma più realistiche e di facile comprensione.
Successivamente è stata la volta del dottor Paolo Jarre, Direttore del Dipartimento di Patologia delle Dipendente Asl TO3, il quale ha parlato della cornice legislativa italiana e delle azioni di opposizione delle regioni comuni contro il dilagante fenomeno dell’azzardo , della Legge Regionale piemontese 9/2016 ed il Piano Regionale di contrasto, prevenzione, diagnosi e cura attuate nel biennio 2017-2018 e delle prime ricadute della legge regionale nel territorio piemontese, evidenziando come nel territorio torinese, l’andamento del gioco pubblico ha subito un calo notevole e portando alla nostra attenzione anche alcuni dati riguardanti il volume di gioco regionale, diminuito a seguito della legge e soprattutto distante dalla media del volume di gioco nazionale, in estate verranno pubblicati i dati di uno studio approfondito, effettuato in collaborazione con il CNR di Pisa.
Se da un lato ha illustrato dati interessanti rispetto all’effetto della legge, dall’altro lato il dottor Jarre ha tenuto anche ad illustrare le retoriche commerciali che hanno cercato e cercano di ostacolare la regolamentazione del gioco d’azzardo, come ad esempio la credenza che “ridurre l’offerta di gioco con apparecchi automatici tramite restrizioni orarie e geografiche non cambierà nulla perché i giocatori di conseguenza cambieranno abitudini o si orienteranno al gioco online”, tutte retoriche puntualmente smentite dai dati raccolti negli ultimi due anni.
Interessante anche l’elenco dei paesi del cuneese considerati dal dottor Jarr la Cernobyl del gioco d’azzardo: Sanfrè, Genola, Villafalletto, Sanfront, Castagnito, Grinzane Cavour, Envie, Corneliano D’Alba.
Ultimo intervento dal titolo “No slot. Anatomia dell’azzardo di massa, domande a cavallo tra vita ed economia, tra etica e società, tra la cronaca e il suo necessario approfondimento critico” quello del giornalista e docente Marco Dotti. Dotti ci propone un intervento non tanto focalizzato sul giocatore, quanto sul contesto che lo circonda spesso sottovalutato e messo in secondo piano. Ha parlato di “ingegnerizzazione della dipendenza”, facendo riferimento allo studio che c’è dietro la costruzione di ambienti di gioco che non hanno nulla a che vedere con il gioco d’azzardo del passato.
Ha portato riflessioni anche sulla terminologia che viene utilizzata per parlare d’azzardo, come ad esempio parlare di raccolta anziché flusso di gioco, in quanto la raccolta presuppone una spesa prima e una restituzione poi, evidenziando dunque come spesso siamo soggetti ad un “inganno semantico”, cercando quindi dimettere in guardia i colleghi giornalisti e invitandoli a porre attenzione alle parole e a come esse orientano la produzione del testo.
Parlando di ambienti adibiti al gioco, ha sottolineato di come spesso sia impossibile entrare a visitare sale gioco, a meno che non ci rechiamo in quei luoghi proprio per giocare e di come spesso dietro questi ambienti ci sia un discorso di micro-riciclaggio e macro-riciclaggio: se i gestori sono noti e sono loro i primi responsabili di eventuali illeciti, misteriosi sono i concessionari, ai quali è estremamente difficile risalire. Per capire quanto sia sommerso il fenomeno e quanto sia difficile ottenere dati, basti pensare che non esiste un’indagine epidemiologica nazionale seria sul GAP.
A conclusione della giornata, la chiusura dei lavori ha visto nuovamente come protagonista Cristina Mazzariello, la quale dopo aver ripercorso brevemente i nodi centrali toccati durante la formazione, ha presentato l’idea della “CARTA DI CUNEO” da sottoscrivere con le testate giornalistiche della provincia di Cuneo che vogliono impegnarsi a dare un’informazione più chiara e veritiera di quello che è il gioco d’azzardo, limitando o evitando del tutto le notizie sensazionalistiche, utilizzando toni più contenuti ed evitando di fare pubblicità ai locali interessati dalle vincite, cercare invece di veicolare messaggi che tengano conto dei rischi connessi all’azzardo. Inoltre, la Mazzariello ha precisato che tutte le testate giornalistiche che aderiranno alle linee guida della “CARTA DI CUNEO”, riceveranno un marchio di qualità che attesterà il loro impegno e credibilità rispetto al fenomeno del gioco d’azzardo.
Una formazione dunque ricca di spunti e propositi concreti che vedono la regione Piemonte all’avanguardia rispetto ad un fenomeno di crescente preoccupazione che in questo particolare momento storico rischia di diventare inarginabile.
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